Divertirsi lavorando o lavorare divertendosi?
Fare un lavoro divertente o saper trovare il divertimento nel lavoro?
Ma la domanda vera è: lavoro e divertimento possono coesistere?
In questo articolo vogliamo esplorare l’argomento, senza pretesa di esaurirlo ma con il desiderio di darti qualche spunto di riflessione su un tema solo apparentemente leggero.
L’importanza di divertirsi lavorando
Il divertimento è direttamente collegato alla felicità e quando siamo felici lavoriamo meglio.
Addirittura si dice che un dipendente felice generi un cliente felice.
Quindi la felicità è alleata del business.
Gli studi dichiarano che un ambiente di lavoro divertente incoraggia, avvia e supporta intenzionalmente una varietà di attività divertenti e piacevoli che incidono positivamente sull’atteggiamento e sulla produttività di individui e gruppi e quindi sulla loro Felicità!
Detto questo è utile chiarire che il divertimento non corrisponde alla passione.
Non ci si diverte automaticamente perché si trasforma una passione in lavoro. Ma, ci si potrebbe appassionare a un lavoro se vi si riscontrano elementi di divertimento.
A un lavoro o a un’azienda, a un ambiente lavorativo.
Una ricerca del 2009 di Lamm e Meeks definisce il divertimento sul lavoro come “attività sociali, interpersonali, ricreative o attività ludiche intese a offrire divertimento o piacere” (p. 614).
Ma non è solo il biliardo in ufficio
Non si tratta però solo di attrezzare le nostre aziende di spazi dedicati allo svago o di istituire in modo più o meno direttivo dei momenti dedicati al divertimento.
Lo spiega benissimo Andrea Montuschi, presidente dell’ambito Great Place to Work: il divertimento non è “cosa” fai ma “come” fai qualcosa.
Nel suo intervento alla scorsa edizione di Nobilita, a cui eravamo presenti anche noi, Andrea ha ben evidenziato l’importanza del divertimento nei contesti lavorativi e proprio alla fine del talk ha spiegato che il divertimento scaturisce dal poter essere chi si è, dal poter essere sé stessi quando si lavora.
Nessuna forzatura quindi con iniziative imposte dall’alto ma un appello alla funzione HR che, non da sola, è chiamata a saper trovare modi meno artificiosi e più autentici per consentire alle persone di sentirsi accolte e valorizzate per chi sono, non solo per quello che fanno o che sanno.
Ma i dipendenti cosa ne pensano?
Sempre Andrea Montuschi ha evidenziato un dato importante scaturito dai sondaggi realizzati dalla sua organizzazione: le persone che valutano l’azienda in cui lavorano come un’azienda bella in cui lavorare, sono le stesse che dichiarano di divertirsi al lavoro.
Certo, troveremo sempre qualcuno che penserà che divertirsi al lavoro non sia appropriato o necessario.
In fondo il dovere è dovere e il divertimento inizia dopo.
Ma anche l’importante sviluppo di un tipo di formazione fondata sul gioco (Lego Serius Play per citarne uno) è di nuovo la testimonianza di come l’apprendimento sia agevolato dalla presenza di una componente ludica.
Il gioco è una cosa seria, si dice.
Ed è il modo in cui imparano più facilmente i bambini.
William Glasser (1994) afferma che divertirsi è uno dei bisogni più alti dei lavoratori che spesso non viene soddisfatto, mentre a essere soddisfatti sono quasi sempre i bisogni più bassi
Dare spazio alle passioni
Non è l’unica soluzione possibile ma è in linea con l’essere sé stessi. Le nostre passioni infatti ci definiscono come individui oltre che come professionisti, ci caratterizzano e ci rendono chi siamo.
Dare spazio alle passioni significa creare le condizioni perché le persone possano coltivare le loro passioni (che potrebbero non coincindere con il lavoro) senza sentire di dover sacrificare l’una o l’altra cosa, il lavoro o la passione.
Significa includere le passioni delle persone nella loro narrazione, significa rendere protagoniste le persone in azienda valorizzando anche i loro interessa extra professionali.
Significa infine lasciare loro lo spazio per portare nel loro lavoro qualcosa delle loro passioni e di ciò che le appassiona. Potremmo stupirci della creatività che ne scaturirebbe se permettessimo alle persone di non vivere per comparti stagni ma di creare osmosi tra diversi ambiti della loro vita.
Ricapitolando: è possibile divertirsi lavorando?
- Il divertimento allevia la fatica e ci rende più produttivi.
- Non si tratta di generare il percepito che non si stia lavorando. Ma di elevare il lavoro ad attività in grado di renderci anche più felici.
- Non partiamo dal presupposto per cui se ti diverti non sentirai che stai lavorando perché per noi il lavoro è crescita, è realizzazione, è significato e profondità.
- Quello vogliamo lasciarti come stimolo e riflessione è che divertirsi lavorando genera benessere, felicità e quindi incrementa la produttività.
- Il divertimento motiva le persone e le persone motivate generano business.
- Ma soprattutto generano felicità, e questa, per noi, ha ancora il suo perché.