
Si dice anche che le persone muovono il business e la motivazione muove le persone.
Si dice che la responsabilità sia più forte quando le persone sono motivate.
Si dice che la motivazione non possa essere insegnata o trasferita da una persona all’altra.
Insomma: la motivazione delle persone è un perno imprescindibile nel buon funzionamento dell’azienda ma è anche quello stato difficile da stimolare o da creare artificialmente.
Di certo, lo chiariamo subito, non è una competenza che si può acquisire ad un corso di formazione, semmai si può lavorare un po’ sull’automotivazione.
Oggi parliamo di Motivazione e lo facciamo sfruttando il contributo anche di altre persone.
In questo articolo troverai infatti punti di vista differenti, stimoli e provocazioni che cercheremo di cucire per darti la nostra visione di motivazione, strettamente collegata, spoiler, ad altre due parole: coinvolgimento e responsabilità.
Come stai coinvolgendo le tue persone?
A ispirare questo articolo è stato il sondaggio di Alessandro Rimassa pubblicato su LinkedIn.

Leggere le % vicino alle risposte ti fa già capire qual è la direzione più battuta.
Direzione in cui crediamo anche noi (feedback/comunicazione + wellbeing).
Crediamo infatti che una comunicazione trasparente e continuativa, ricca di feedback, sia di grande supporto alla motivazione e al commitment delle persone. Feedback che, come ci ricorda sempre Roberta Zantedeschi, non sono opinioni, critiche costruttive, pareri o consigli ma doni fatti in un modo specifico: puoi approfondire in questo articolo del Sole24ore.
Significa che investire in comunicazione interna oggi è un passaggio obbligato per la totalità delle aziende che non hanno mai curato questo asset e che si sono limitate a emanare circolari scritte in aziendalese.
Il wellbeing include anche la comunicazione interna ma va ben oltre e si prende cura del benessere delle persone in modo più ampio ed esteso:
Il Wellbeing dev’essere quindi espressione di un benessere che coinvolge il dipendente a 360 gradi, non solo dal punto di vista professionale, ma proprio della sua persona, fino ad arrivare alla vita privata.
Puoi approfondire in questo articolo di Spremute Digitali.
Ma, c’è sempre un MA, comunicazione e wellbeing potrebbero non bastare, come dimostra uno scambio nei commenti al post di Alessandro Rimassa:

Deborah Ghisolfi sottolinea che nonostante le crescenti attenzioni da parte delle aziende, le persone risultano comunque svogliate.
Perché è così difficile motivare?
La motivazione può essere definita come un processo di attivazione dell’organismo finalizzato alla realizzazione di un determinato scopo in relazione alle condizioni ambientali. Da tale processo dipende l’avvio, l’intensità e la cessazione di una condotta da parte del soggetto.
La motivazione è lo stato interiore che rende conto del perché un soggetto intraprenda o meno un’azione finalizzata al raggiungimento di un determinato scopo o obiettivo.
(fonte Università di Verona).
È chiaro quindi che realizzare e mantenere costante nel tempo uno stato interiore è una sfida e forse anche una pretesa che non può trovare riscontro nella realtà.
Però questa definizione ci offre una direzione quando parla di “processo di attivazione”: per motivare dobbiamo attivare.
Quando una persona si sente attivata?
- Quando riceve qualcosa dall’alto o quando può contribuire a costruirla?
- Quando ottiene una risposta/soluzione o quando si sente chiamata a contribuire a quella risposta/soluzione?
- Quando le viene chiesto di esprimere un’opinione con una crocetta in una survey o quando può parlare e confrontarsi, anche ascoltarsi grazie alla sponda dell’altro?
Motivazione e organizzazione sono collegate?
Herbzerg è lo studioso che ha parlato per primo di fattori igienici e fattori motivanti: i primi sono legati al contesto di lavoro (retribuzione, contratto, luogo di lavoro ecc…), i secondi sono legati al contenuto del lavoro (scopo, autonomia, crescita ecc…).
I primi difficilmente motivano in modo significativo ma la loro assenza potrebbe generare insoddisfazione e spingere le persone a lasciarci.
I secondi invece rappresentano le vere leve motivazionali.
Ebbene: una buona organizzazione è un importante elemento igienico.
Questo significa che qualsiasi azienda carente su questo aspetto difficilmente potrà motivare in altro modo le proprie persone.
Non sarà certo l’attivazione del coaching o il pomeriggio dedicato al cineforum, la newsletter interna o il biliardo in sala mensa a sopperire alla mancanza di organizzazione.
È per questo che, tutti i nostri clienti lo sanno, quando iniziamo a lavorare con un’azienda, una delle prime cose che analizziamo è l’organizzazione interna.
La sua carenza o assenza costituirà sempre un alibi e impedirà la costruzione di un sistema collaborativo e motivazionale solido. Ne abbiamo parlato anche in questo post.
E quindi, cosa puoi fare?
Co-costruire per noi è la risposta.
E lo spiega anche Michele Manara in risposta ad un post di Roberta Zantedeschi:

Partecipazione è un’altra parola guida che ti suggeriamo: fai partecipare le persone, non limitarti a regalare loro cose, attività, iniziative… solo partecipando, anche alla soluzione di un problema, sapranno rendersi responsabili e sentiranno la forza motrice della motivazione accendersi.
Un altro suggerimento viene da Andrea Faré in questo post: aiutare le persone ad osservare sé stesse, senza sostituirsi ad esse e senza irrigidirle dentro a dei binari procedurali troppo rigidi è sempre la strada migliore.
E poi c’è un tema importante e urgente che quindi merita tutta la nostra attenzione e che ha molto a che fare con la motivazione: è la salute mentale. Prendersi cura della salute mentale delle persone che lavorano in azienda non può essere un benefit.
Marta Savino ha pubblicato un post che invita le persone a riconoscere i segnali del burnout.
La vera questione è che quei segnali deve saperli cogliere anche l’azienda e chi in azienda si occupa di persone ma soprattutto quei segnali vanno prevenuti. Non c’è alternativa.
Infine chiedi, e ascolta le risposte
In un recente post Francesco Masini, amico e grande esperto di public speaking, ha rivelato che molte persone si rivolgono a lui pensando di poter imparare a motivare le persone grazie a talk ispirazionali.
Come se dicendo meglio si potesse motivare di più.
In realtà è ascoltando di più che si può capire come motivare meglio.
E quindi chiudiamo questo articolo tirando in ballo anche Sebastiano Zanolli e le sue 5 domande che chi gestisce persone doveva fare prima (ma secondo noi si può sempre iniziare).
Buon lavoro 🙂